Uno studio condotto da ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e CNR (Centro Nazionale delle Ricerche) del 2013 mette in luce per la prima volta la presenza preoccupante di PFAS nei territori delle Provincie di Vicenza, Verona e Padova.
I PFAS sono “composti chimici, prodotti dall’uomo e pertanto non presenti naturalmente nell’ambiente, stabili, contenenti lunghe catene di carbonio, per questo impermeabili all’acqua e ai grassi” (Ministero della Salute), impiegati in diversi settori industriali e considerati nocivi, e in alcuni casi cancerogeni (PFOA), se presenti in elevate quantità nell’organismo umano.
Le Autorità venete hanno individuato come potenziali responsabili dell’inquinamento dei territori delle provincie di Verona, Vicenza e Padova, la Miteni S.p.A. e le società sue controllanti (Mitsubishi Corp. e ICIG), per aver sversato per anni nel suolo e nelle acque i composti PFAS prodotti da Miteni, omettendo non solo di eseguire le opere di messa in sicurezza e di bonifica del sito industriale, ma anche di segnalarne l’inquinamento alle autorità competenti in violazione della normativa ambientale.
In base alle verifiche condotte tra il 2013 e il 2020 dalle autorità ambientali e sanitarie, si stima che la Miteni abbia provocato un inquinamento che si estende per oltre 700 chilometri nei territori delle province di Padova, Verona e Vicenza, e coinvolge circa 350.000 persone, con un danno ambientale stimato dall’ISPRA in 136,8 milioni di euro.
Con riferimento alle condotte illecite attribuite alla Miteni, è pendente innanzi alla Corte d’assise di Vicenza un processo penale a carico di diversi dirigenti di Mitsubishi, ICIG e Miteni imputati per i reati di disastro innominato aggravato, avvelenamento delle acque e inquinamento ambientale. Processo che vede oltre 200 parti civili ammesse a partecipare come danneggiati dai reati e per questo definito da molti come il più grande processo per inquinamento ambientale della storia europea.
I soggetti potenzialmente danneggiati dall’inquinamento sono:
- i residenti nelle aree interessate dalla contaminazione che presentano nel proprio siero concentrazioni di PFAS oltre i limiti di tolleranza stabiliti dalle autorità sanitarie;
- i soggetti che abbiano contratto patologie correlate all’esposizione ai PFAS (fra cui, neoplasie di rene e testicolo, patologie alla tiroide, ipercolesterolemia, ipertensione in gravidanza, colite ulcerosa, etc.);
- i proprietari degli immobili situati nelle predette aree contaminate che, a causa dell’inquinamento da PFAS, abbiano patito un deprezzamento e/o una diminuzione della facoltà di godimento degli immobili (es. impossibilità di adibire il fondo a coltivazione o di fruire di acqua potabile per gli usi quotidiani);
- i residenti in prossimità delle zone inquinate dai PFAS che nutrono, sotto forma di patema d’animo, la preoccupazione di contrarre in futuro delle patologie a causa dell’esposizione alle sostanze inquinanti.
Il Team di Diritto Ambientale di Delex ha già ottenuto l’autorizzazione per l’accesso agli atti del processo penale della Corte d’Assise di Vicenza e sta lavorando attivamente sul caso.
Grazie anche alle relazioni con fondi di investimento e studi legali internazionali che hanno seguito casi di inquinamento da PFAS verificatisi oltreoceano, Delex offre ai soggetti danneggiati dalla vicenda la possibilità di aderire a una causa collettiva finanziata da un fondo specializzato nel finanziamento delle liti per agire nei confronti dei soggetti responsabili dell’inquinamento domandando il risarcimento di tutti i danni subiti.